IL SANTUARIO DI FORTUNA

Del complesso monastico di Sant’Angelo in Fortunula si hanno notizie certe a partire dal tardo XII secolo, mentre la prima menzione di resti di strutture antiche è degli anni 40 del secolo scorso. Il complesso santuariale si articola all’interno di un vasto recinto in opera pseudo poligonale.  La porta dello stesso recinto, con blocchi isodomi, sembra essere testimonianza di  un intervento successivo di restauro, Ciò che si impone in modo decisivo è il terrazzamento con paramento in opera incerta che contiene una grossa cisterna per l’acqua da ricondurre alla committenza di Quinto Eleio, questore di Casinum nel II secolo a.C.. Questa ha avuto una continuità d’uso  anche dopo la costruzione della superiore chiesa del monastero di S. Michele Arcangelo. Il grande terrazzamento si compone di due fasi distinte: una realizzata da blocchi squadrati e/o poligonali di modeste dimensioni disposti in modo regolare a paramento dell’opera cementizia, che si addossa precedenti strutture in un’opera incerta che, man mano che si procede verso monte, si fa più continua e regolare. Sulla spianata di questo, dove ancora emerge una singola unità muraria del complesso cristiano (altre strutture monastero si addossano  ai piedi della sostruzione), si alza un podio in calcestruzzo rivestito in opera incerta e delimitato da una vasca in cocciopesto. La posizione del podio  all’interno del grande terrazzamento consente di riconoscervi  il tempio principale del santuario di Fortuna. Il sito presenta all’interno del recinto grossi muri di contenimento in opera incerta, ben individuabili tra i terrazzamenti del versante collinare. Alcuni muri sono abbastanza alti da rendere frequentabile e coltivabile vaste zone altrimenti inservibili per la notevole acclività del pendio. Notevole , in tal senso,  l’intento di bonifica in antico delle cave da cui fu estratto il calcare per la costruzione degli edifici mediante la foderatura in opera incerta delle stesse pareti di roccia esposte. La località in questione, ben collegata sin dall’antichità da una viabilità pedemontana, cui si raccorda una minore di versante, era ben raggiungibile dalla piana proiettandosi sulla via Latina afferente le romane Aquinum, Casinum e Interamna Lirenas .